C’è un paradosso che molti riconoscono:
da bambini l’estate sembrava infinita, un anno scolastico era un’era geologica.
Oggi invece ti giri un attimo e settembre è già alle porte, dicembre dietro l’angolo.
La domanda è spontanea: perché con l’età gli anni sembrano scivolare via più in fretta?
La percezione del tempo non è oggettiva
Il tempo dei calendari e degli orologi è lineare: un’ora dura sempre 60 minuti.
Il tempo della mente, invece, è elastico.
Si dilata e si restringe in base a ciò che viviamo, a quanto siamo attenti, a quanto siamo immersi nell’esperienza.
I bambini, ad esempio, vivono tutto come se fosse nuovo.
Ogni giorno è pieno di prime volte: la prima gita, il primo gioco, la prima scoperta.
Questa densità di novità fa sembrare il tempo molto più lungo.
Da adulti invece, le giornate diventano più ripetitive.
Il cervello, meno stimolato da esperienze inedite, “comprime” la memoria.
Così, a posteriori, un anno di routine sembra volato.
Perché dopo i 30 si accentua questa sensazione
- Routine consolidate: lavoro, responsabilità, abitudini quotidiane creano schemi stabili.
- Meno “prime volte”: molti grandi traguardi (studio, primi lavori, relazioni) si concentrano nella giovinezza.
Poi gli eventi straordinari diminuiscono. - Prospettiva proporzionale: a 10 anni, un anno rappresenta il 10% della vita.
A 30 anni, solo il 3%.
Più cresci, più ogni anno sembra una frazione minore del tuo percorso.
Il risultato?
Gli anni si accorciano non nella realtà, ma nella memoria.
Strategie per rallentare il tempo percepito
La buona notizia è che non è una condanna.
Possiamo allenare la mente a vivere il tempo in modo più dilatato.
- Cercare nuove esperienze: viaggi, hobby, corsi.
Non devono essere imprese epiche, basta inserire elementi nuovi. - Allenare la presenza: pratiche di mindfulness o semplicemente momenti di consapevolezza.
Più attenzione = tempo più denso. - Spezzare la routine: cambiare percorso per andare al lavoro, provare un ristorante nuovo, alternare piccole abitudini.
- Coltivare ricordi intenzionali: fotografare meno, vivere di più; scrivere un diario o semplicemente fermarsi a raccontare una giornata.
Un tempo da abitare
Forse il punto non è fermare il tempo, ma imparare ad abitarlo.
Ogni giorno può allungarsi se smette di essere copia del precedente.
Il cervello registra ciò che lo sorprende, non ciò che scivola uguale.
Su Gitaigo crediamo che il benessere nasca anche da qui: ridare peso alle giornate, riempirle di significati, renderle più autentiche.
Perché il tempo non è un treno che ci lascia indietro.
È una strada che possiamo imparare ad abitare, passo dopo passo.